La Residenza Socio Assistenziale di Caldogno non poteva avere una denominazione più appropriata: “VILLA CALDOGNO”. Sorge infatti al centro del paese, nell’ambito delle pertinenze, quasi di rimpetto, alla famosa villa palladiana “Caldogno”, in quello che un tempo era il “brollo” della villa, con cui condivide un impareggiabile pregio urbanistico e ne respira l’aria di solennità. Luogo ricco di arte, di storia e di pace.
La distanza che la separa dalla villa palladiana è valorizzata da un giardino, da una barchessa con 10 maestose colonne doriche, da una colombara e da un basso muro di cotto. Villa palladiana e Residenza, pur inserite nel centro residenziale cittadino, sono separate dal resto del paese da un alto muro di cinta, che dona al complesso monumentale un clima di protezione, di riservatezza e di serenità difficilmente rintracciabili altrove. Dalla via pubblica ad ovest (Via Zanella) si accede alla Villa palladiana ed alla Residenza attraverso due portoni d’ingresso, che si aprono sul muro di cinta, delimitati da pilastri in cotto a fasce alterne intonacate e sormontati da statue in pietra di Vicenza attribuite allo scultore Bendazzoni.
I recenti restauri della splendida Villa palladiana (1995-2002), del ciclo ricchissimo e stupendo degli affreschi interni dello Zelotti, del Fasolo, del Carpioni (1995-2002), della barchessa (2003) e il ripristino del giardino (2003) conferiscono indirettamente alla nostra Residenza, un’ulteriore valorizzazione e prestigio.
Il disegno della Villa è opera di Andrea Palladio e l’esecuzione del progetto si deve a Pietro Di Nanto, che la portò a termine nel 1570. La barchessa colonnata, invece, risale al 1600. Data 22 novembre 1676 il contratto per la costruzione di una nuova barchessa, lunga 220 piedi (80 ml) e con 13 intercolumni e due corpi più bassi alle estremità, tra il conte Giovanni Caldognoe Paolo Trabucco di Valtelina, ancor oggi esistente, seppur manomessa e sopraelevata, situata appena a nord della Residenza. In seguito ed in epoche diverse furono realizzate nell’ambito del complesso monumentale una serie di altri edifici, sopraelevazioni, superfetazioni, l’ultimo dei quali è la costruzione ex novo della Residenza “Villa Caldogno” (1995).
I Caldogno, famiglia divenuta ricchissima e potente, sembra sia stata investita delle terre della contea poco dopo l’anno mille. Nel 1183 Calderico Caldogno, consigliere militare di Federico Barbarossa, fu con lui nella guerra contro Milano e le truppe papali, insignito dell’onorificenza di cavaliere aureato e conte palatino, gli furono confermati tutti i possessi e privilegi già beneficiati dai suoi avi. Il periodo di maggior splendore del casato sembra quello tra il 1500 e il 1600, quando troviamo la famiglia divisa in due importanti rami: quello di Caldogno e un secondo insediato a Chiuppano. Verso la seconda metà del 1800 rimangono eredi solo femmine e così il casato si estingue. Il nome però è stato recuperato e continua a sopravvivere. In “Memorie Storiche di Caldogno” (1956) don Emilio Menegazzo, arciprete della parrocchiale, riporta la decisione presa nel 1856 dalle contesse Lavinia e Adriana Caldogno di demolire la chiesetta di San Francesco ubicata nel perimetro di Villa Caldogno (di cui, per la verità, non si è trovata traccia nelle mappe d’epoca). Sarà Lavinia, sposa del conte Rasi di Padova, a salvare il nome con un lascito testamentario, per cui ancor oggi figura accanto a quello dei Rasi nelle famiglie dei conti Adriano Rasi Caldogno e Alberto Rasi Caldogno.
Stessa fortuna non ebbero i possedimenti, che nella seconda metà del 1800 passarono ai conti Pagello, frazionati ed alienati in più momenti successivi. Nel 1932 il dr. Ettore Nordera acquista tutto il complesso monumentale e i terreni limitrofi. Centro del governo della proprietà terriera (circa 1000 ettari) e della relativa produzione agricola al tempo dei
Caldogno e dei Pagello, con il passaggio della proprietà al dr. Nordera, direttore del reparto di medicina neurologica di San Felice (Vicenza), i fabbricati e parte della campagna furono destinati alla costituzione ed al mantenimento di un Istituto Ergoterapico con finalità socio – sanitarie – assistenziali, conosciuto come Istituto Medico Pedagogico “Nordera. Vi ha ospitato 150 minorenni affidati alle cure educative delle suore Dorotee di Vicenza ed al personale di servizio, prevalentemente cittadini di Caldogno.
Le strutture esistenti si rilevarono insufficienti al fabbisogno di ospitalità, per cui sorsero negli anni 1937-1939 nell’area dietro il colonnato altri corpi di fabbrica eseguiti su progetto dell’ing. Del Conte di Vicenza.
Dal 1941al 1944 il complesso fu requisito dall’esercito tedesco e adattato ad ospedale militare da campo. E’ di questo periodo la realizzazione di un rifugio antiaereo, probabilmente sul luogo ove era situata la ghiacciaia della Villa, ancora esistente e ricoperto oggi da un boschetto.
Riattivato nel dopoguerra l’Istituto Medico Pedagogico “Nordera”, nel 1963 fu commissionata all’ing. Gino Canale di Thiene l’esecuzione di una chiesa ampia e luminosa ad uso interno. A cavallo degli anni ’80 servirà anche per le funzioni religiose in sostituzione della parrocchiale, danneggiata dal terremoto.
Negli anni seguenti l’Istituto di Caldogno venne chiuso e gli ospiti trasferiti nell’analogo Istituto “Nordera” di Thiene. La proprietà venne offerta all’Amministrazione Comunale, che ne acquisi nel 1978 c.a. soltanto una parte, ad est del complesso edilizio, cioè i fabbricati e pertinenze, oggi sede dell’Istituto Comprensivo, con le aule della Scuola Media Statale, del Consorzio di Pro Loco “Vicenza Nord” e di attività culturali. Accanto alle scuole medie il Comune costruirà in seguito una palestra ad uso scolastico. Tutta la campagna a sud, la chiesa nuova e l’adiacente fabbricato adibito ad abitazione furono acquistate da Primo Marangoni, che vi fissò la sua residenza. Agli eredi del dr. Nordera rimase la Villa palladiana, l’ampio giardino a sud e ad est della Villa, le due barchesse e la collinetta con il rifugio antiaereo. A sua volta l’ing. Marangoni vendette a Sigfrido Agostini la campagna e si riservò un’area di 4666 mq, comprendente la chiesa, un portichetto ed il fabbricato adiacente. Finalmente il 30 giugno 1986 l’Amministrazione acquistò tutta l’area e i relativi fabbricati di proprietà degli eredi Nordera.
Poi, il 28 luglio 1994 il Marangoni cedette anche l’area e i fabbricati che gli erano rimasti in proprietà. Acquirente fu la società Azalea S.r.l. che vi fece sorgere la Residenza Socio Assistenziale “Villa Caldogno” e punto di riferimento per altri servizi socio-assistenziali da porre a disposizione della Comunità calidoniense.
Ora, il Comune ha acquistato anche l’area del sig. Agostini e con l’ultima variante del Piano Regolatore Generale, ha definito le destinazioni ad uso comune di tutta l’area: centro culturale, centro scolastico, centro sportivo ed anche centro comunitario della parrocchia, poiché una parte a nord est è stata a sua volta ceduta dal Comune alla parrocchia. Nella zona centrale di tutte queste attività è situata la Residenza “Villa Caldogno”. Poteva essere collocata in un posto migliore? Chi avrebbe mai immaginato, dopo la chiusura dell’Istituto Psico Pedagogico, che al centro di Caldogno sarebbe ritornato un altro importante Istituto di cura e riabilitazione?
Nel 1995 l’Amministrazione Comunale, valutata l’importanza di poter disporre di un servizio così prezioso per la collettività, pensò di formare con Azalea Srl una società a capitale misto. Convocò anche un Consiglio Comunale “aperto” a tutti i cittadini.
Ma i tempi non erano ancora maturi e poté soltanto adoperarsi per favorire ed accelerare i tempi di apertura della struttura da parte di Azalea.
I primi ospiti vi entrarono il 29 aprile 1996: era nato nel centro di Caldogno un nuovo, prezioso e qualificato servizio per affrontare e risolvere i bisogni dei cittadini di oggi, calidoniensi e non solo.
Adriano Palentini